16 Ottobre 2020
E' una rete di energia informata, una sorta di ragnatela consapevole di se stessa, in perfetto equilibrio, autoreferente, ordinata e creativa.
A questa rete, tutto è connesso istantaneamente ed indipendentemente dalla distanza alla quale le particelle si trovano tra di loro (fenomeno della non località dimostrato da A. Aspect tra il 1981 - 1982).
Grazie ai processi della mente, al corpo energetico e al corpo fisico, noi utilizziamo questa energia per dare vita alla materia e per in-formare la realtà.
" In particolare, nel nostro spazio vitale, l’Informazione si serve dell’Energia per dar vita alla materia."
Questa rete di pura conoscenza, dalla quale emergono tutte le forme di espressione visibili ed invisibili, emerge il livello della materia, al quale tutti siamo collegati come fossimo miliardi di punti o di pixel a formare un'unica immagine.
Le particelle di questa energia, fanno dei salti e si organizzano in piccole quantità di unità quantiche (fotoni), indivisibili dell'energia elettromagnetica.
Seguendo un ordine sequenziale, queste particelle possono modificare il loro MOVIMENTO e la loro POSIZIONE, ma solo perchè qualcuno, osservandole, influenza il loro comportamento (Principio di indeterminazione di Heisenberg).
Tecnicamente, questa rete è chiamata campo unificato delle leggi di natura o campo quantico o entanglemet (aggrovigliamento o intreccio non separabile).
Essa è strettamente collegata alla supercoscienza (Sè Superiore), "insensibile" ai turbamenti, capace di produrre pace, beatitudine, di renderci telepatici o di manifestare facoltà paranormali.
Ma cosa riescono a vedere i nostri occhi?
Di quello che c'è, o che sembra esserci, pare pochissimo, ossia il 5% di atomi (qualcuno dice che questa percentuale sia ancora più bassa).
La restante parte dell'universo, cioè il 95% (23+72), è invisibile.
Sulla non esistenza della realtà oggettiva e la natura olografica dell’universo, secondo la quale ogni suo punto contiene l'universo intero, David Bohm disse:
" Dobbiamo imparare ad osservare qualsiasi cosa come parte di una indivisa interezza, cioè che tutto è uno (...) Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato."
Possiamo sintetizzare così.
Ogni pixel, in questo senso, ha una bassa consapevolezza di sè, quindi non sa illuminarsi, non sa vedersi, non sa guardarsi, non sa com'è fatto.
Nel modello olografico, le informazioni vengono perciò distribuite in tutto il sistema, in modo tale che ogni singolo frammento possa fornire quelle relative all'intero, sia in senso spaziale (spazio) che temporale (tempo).
E' una tecnica fotografica.
Partendo da una immagine 2D, la restituisce in 3D, cioè in un ologramma.
La luce utilizzata, è quella coerente di un laser, che procede allo stesso passo di un battaglione di alpini in marcia, cioè mantenendo i rapporti di fase.
La tecnica brevemente con l'esempio di una mela.
Il laser si separa in due fasci di luce:
La luce che arriva sullo schermo proviene sia dallo specchio, che da diversi punti dell'oggetto.
L'ologramma, alla fine, sarà una sorta di strapazzo (come una frittata) che, però, contiene l'informazione relativa alla tridimensionalità della mela, ma partendo da una superficie bidimensionale.
Dunque esiste una duplice realtà, composta da 2 livelli, ciascuno governato dalle proprie leggi.
Ogni parte tridimensionale dello spazio (con gravità), sarebbe la proiezione di una superficie (senza gravità), nella quale è impressa la rappresentazione dell'universo, ma in 2D.
Stando così le cose, gli ologrammi ci insegnano che la comprensione dei fenomeni non si ottiene sezionando e studiando le singole parti, ma guardando l’insieme.
Grazie della tua attenzione
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