"La stessa cosa sono il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio. Questi, mutando, trapassano in quelli e quelli ritornano a questi". Eraclito
14 Gennaio 2019, aggiornato il 25 Aprile 2023
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Il termine "trapasso" viene utilizzato per indicare il passaggio da un luogo ad un altro, oppure il passaggio da una condizione ad un'altra. In questo caso, c'è chi sostiene che essi non facciano nessuna fine, perchè la vita non può mai finire.
Ma non è con il termine "trapasso" che noi, solitamente, parliamo del momento conclusivo della vita. E' la parola "morte" quella che la maggioranza di noi utilizza quando qualcuno non c'è più ed è quella che adottano, per prassi, i medici quando si arrestano le funzioni vitali deputate ad animare il Corpo Fisico, cessazione che depone a favore della scomparsa definitiva di quella esistenza, ma solo perchè è una visione materialista.
Infatti, il termine morte definisce l'arresto irreversibile ed unitario delle sue tre principali funzioni:
Alla parola "morte", vengono associati pensieri ed emozioni legate alla paura, alla perdita, alla separazione, all'abbandono, alla solitudine, alla sofferenza e alla fine di tutti i giochi mentre, in realtà, ad essere interrotte sono le funzioni vitali del corpo, non quelle della vita.
Chi muore fa dunque un trapasso, ossia cambia casa e vestito, ma conservando sempre la propria autocoscienza individuale (anima).
Cambiare casa, equivale ad un trasloco dell' autocoscienza individuale ad un altro Piano dell'esistenza: da quello terreno (denso, materiale e visibile) a quelli successivi (sottile, leggero ed invisibile).
Cambiare vestito, equivale ad un passaggio dell' autocoscienza individuale ad altri Corpi: da quello fisico, fatto di carne ossa e sangue, a quelli invisibili fatti di energia più sottile, leggera, veloce, pulita ed invisibile.
A questo proposito, vale la pena ricordare che "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" dunque, anche in questa circostanza la Legge di natura viene rigorosamente rispettata.
Pare sia una dimora ultraterrena, le cui caratteristiche dovrebbero essere simili a quelle della nostra madre Terra, ma con delle differenze sostanziali.
Sì, è possibile, ma non per la Religione Cattolica.
Per la dottrina della religione induista, gli aggregati psicofisici degli esseri umani, dopo la vita terrena, ritornerebbero a vivere altre vite terrene in un ciclo continuo di morti e di rinascite.
In questo senso, la reincarnazione è considerata una necessità di evoluzione perfettiva dell'anima, praticamente assimilabile all'idea di Purgatorio e a quella di Padre Misericordioso il quale, invece di mandare direttamente all'Inferno i suoi Figli, li vuole recuperare per dar loro un'altra possibilità.
La qualità della vita successiva ad ogni morte, dipenderebbe sempre dalle azioni intraprese in quella precedente e, secondo questa visione, tutte le sofferenze, le malattie e le ingiustizie, sarebbero l'effetto complessivo delle esperienze che la persona si ritrova nella vita che sta vivendo, ma senza poterlo mai ricordare.
Il bagaglio può essere molto pesante e contenere "registrazioni" sgradevoli (abusi subiti, morti improvvise, suicidi, brusche separazioni, fallimenti, segreti o altri traumi provocati da vicende dolorose), che finiscono sia nell'inconscio personale sia in quello famigliare; lì resterebbero dormienti, fino a quando qualcuno non deciderà di farle riemergere per ristabilire un equilibrio ed interrompere la "registrazione" di quel "risentito" specifico.
Scopo della reincarnazione, sarebbe quello di risvegliare la conoscenza acquisita con le esperienze e di consegnare alla coscienza una risposta sempre più vicina alla verità.
Tra gli altri motivi della reincarnazione, vengono citati anche questi:
Anche secondo Steiner, quando l'umanità sarà capace di recepire profondamente il concetto di reincarnazione, potrà finalmente fare il salto evolutivo. Fintanto che la reincarnazione verrà negata, l'umanità si priverà della possibilità di una crescita interiore.
Con la morte biologica del Corpo fisico, l'autocoscienza termina il suo viaggio nella dimensione materiale, ma ne inizia uno nuovo e diverso nelle dimensioni invisibili.
Se con il Corpo Fisico, l'autocoscienza attraversa l'oceano della vita terrena come fosse a bordo di una barca, nei mondi invisibili utilizzerà la sua anima per solcare i cieli.
Questi, in sintesi, e secondo i più famosi ed accreditati chiaroveggenti, sono i passaggi che l'anima segue dopo la morte fisica del corpo.
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